Educazione online

L’impatto dell’intelligenza artificiale sulla formazione aziendale

Rivoluzione formativa: l’IA come motore di cambiamento

L’intelligenza artificiale (IA) sta rapidamente ridefinendo il panorama della formazione aziendale, superando il ruolo di semplice strumento tecnologico per diventare un vero e proprio motore di trasformazione. Non si tratta più di una tendenza futuristica, ma di una realtà concreta che sta modificando profondamente il modo in cui le aziende sviluppano le competenze dei propri dipendenti. Questo cambiamento epocale offre opportunità senza precedenti per personalizzare l’apprendimento, aumentare l’efficienza e migliorare l’efficacia dei programmi formativi.

Personalizzazione e efficienza: i pilastri dell’IA nella formazione

Uno degli impatti più significativi dell’IA nella formazione aziendale è la sua capacità di creare esperienze di apprendimento su misura. Le piattaforme di e-learning basate sull’IA, come quelle menzionate in un articolo de Il Sole 24 ORE, possono riconoscere automaticamente lo stile di apprendimento e le preferenze di ciascun utente, adattando di conseguenza i contenuti e le modalità di erogazione. Questa personalizzazione non si limita alla scelta dei contenuti, ma si estende anche al supporto, con sistemi IA in grado di rispondere immediatamente alle richieste di assistenza, garantendo un’esperienza formativa fluida ed efficace, come evidenziato da Docebo (fonte).

Oltre la personalizzazione: l’automazione intelligente

L’IA non si limita a personalizzare l’esperienza formativa, ma introduce anche un livello di automazione intelligente che aumenta l’efficienza e l’efficacia della formazione. Attività ripetitive e dispendiose in termini di tempo, come la revisione di statistiche o la categorizzazione dei contenuti formativi, possono essere automatizzate, liberando i professionisti della formazione per attività più strategiche e creative. Inoltre, l’IA fornisce feedback immediati e personalizzati agli utenti, guidandoli in modo più efficace nel loro percorso di apprendimento, senza richiedere un costante intervento umano.

Nuove frontiere dell’apprendimento: interazione e contenuti dinamici

L’IA sta aprendo nuove frontiere nell’interazione tra discenti e contenuti formativi. I modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) permettono all’IA di comprendere, generare e interagire con il linguaggio naturale in modo sempre più sofisticato, come discusso in un articolo di Cegos (fonte). Questo apre la strada all’utilizzo dell’IA come coach virtuale, in grado di fornire feedback in tempo reale, simulare scenari di role-playing e rispondere alle domande degli studenti in modo interattivo. Strumenti come ChatGPT, menzionati in un articolo di Edutech (fonte), stanno dimostrando il potenziale dell’IA nel rendere la formazione più coinvolgente e interattiva.

La creazione di contenuti formativi nell’era dell’IA

L’IA sta rivoluzionando anche la produzione di contenuti formativi. Strumenti basati sull’IA, come quelli descritti da Industria Italiana (fonte) in relazione a Babbel for Business, possono generare video con avatar realistici, creare immagini personalizzate e tradurre materiali di formazione in diverse lingue. Questo consente alle aziende di produrre contenuti multimodali e multilingue in modo più rapido ed economico. L’IA può anche analizzare grandi quantità di documenti e presentazioni aziendali, come sottolineato da Il Sole 24 ORE, per organizzarli e riassumerli, facilitando la progettazione di nuovi corsi di formazione.

Sfide etiche e responsabilità nell’era dell’IA formativa

Nonostante i numerosi vantaggi, l’integrazione dell’IA nella formazione aziendale solleva importanti questioni etiche, come discusso in un articolo di Mercuri Italy (fonte). La privacy dei dati, il rischio di discriminazione e la definizione delle responsabilità in caso di decisioni formative errate sono solo alcune delle sfide che le aziende devono affrontare. È fondamentale garantire la trasparenza nell’utilizzo dei dati, implementare meccanismi per prevenire la discriminazione e assicurare una supervisione umana, anche quando le decisioni sono supportate dall’IA. Come sottolineato da Fenio (fonte), un uso critico e consapevole dell’IA è essenziale per evitare la generazione di contenuti inaccurati o la violazione della privacy.

Il ruolo cruciale della formazione in competenze IA

L’adozione efficace dell’IA richiede un investimento significativo nella formazione dei dipendenti. Come evidenziato da Empacter (fonte), l’Italia si trova di fronte a una carenza di professionisti qualificati nel settore dell’IA, e questo richiede un aggiornamento dei programmi formativi universitari e aziendali. Iniziative come il corso “Manager Lab” di Servizi Confindustria Bergamo (fonte) rappresentano una risposta concreta a questa esigenza, formando professionisti in grado di guidare la trasformazione digitale basata sull’IA.

Casi di studio e applicazioni pratiche: l’IA in azione

Numerose aziende e organizzazioni stanno già sperimentando con successo l’IA nella formazione aziendale. La Fondazione CDL Milano, come riportato sul loro sito (fonte), offre corsi specifici per integrare l’IA nelle competenze professionali, con un focus sull’applicazione dell’IA alla consulenza e al marketing. Experis Career Accelerator, menzionato da Tech4Future (fonte), utilizza l’IA per analizzare le competenze IT dei candidati e suggerire percorsi formativi personalizzati. Futureberry, come riportato da Diario Innovazione (fonte), ha sviluppato COSMO, una piattaforma di corporate education basata sull’IA generativa.

Verso un futuro di apprendimento ibrido e intelligente

L’intelligenza artificiale non è destinata a sostituire completamente il ruolo dei formatori umani, ma piuttosto ad affiancarli, potenziando le loro capacità e permettendo loro di concentrarsi su aspetti più strategici e relazionali della formazione. L’IA si configura come uno strumento potente per creare un futuro di apprendimento ibrido, in cui la tecnologia e l’interazione umana si integrano per offrire esperienze formative più efficaci, personalizzate e coinvolgenti. L’obiettivo finale è quello di sfruttare appieno il potenziale dell’IA per migliorare lo sviluppo delle competenze e le performance aziendali, garantendo al contempo un approccio etico e responsabile all’innovazione tecnologica. Il futuro della formazione aziendale è già iniziato, e l’IA ne è una protagonista indiscussa.

I limiti strutturali dello studio in rete

Non è necessario demonizzare gli strumenti virtuali per accorgersi che la formazione online presenta diversi limiti, pur tuttavia ricordando che praticamente ogni aspetto delle nostre vite ha il rovescio della medaglia. Cerchiamo di analizzare meglio la situazione per capire cosa non va e dove si può intervenire per migliorare le cose.

I rischi per gli insegnanti

In prima analisi, dobbiamo prendere in esame la forza del mercato: la domanda di formazione specializzata è così ampia e in crescita che stiamo già assistendo a una saturazione. Se ciò da un lato può sembrare un bene, perché il docente che vuole restare al vertice deve necessariamente spendersi per migliorare i propri contenuti, dall’altro si corre il pericolo di badare più al lato estetico e pubblicitario dell’insegnamento (un marketing persuasivo che mira ai numeri piuttosto che alla qualità).

Milioni di potenziali apprendenti possono accedere ad altrettanti milioni di corsi senza doversi più preoccupare delle barriere spazio-temporali. Ma come faranno a districarsi in quella che sembra ormai diventata una vera e propria giungla virtuale?

Online sì, online no

Vediamo ora quella che di fatto si rivela essere la maggiore debolezza della formazione online e che ha molta importanza per chi vuole imparare e specializzarsi in un determinato ambito. Escludendo quelle poche piattaforme che offrono insegnanti ufficialmente qualificati, non è infatti chiaro quanta differenza faccia il resto dei corsi dal punto di vista curricolare in assenza di un riconoscimento autorevole.

In definitiva, questo settore non è ancora stato regolamentato secondo determinati standard, creando non poca confusione; eppure, data la crescente popolarità, non c’è motivo per non pensare che presto verrà implementato, diventando forse l’unico riferimento per la formazione specializzata in tutto il mondo.

La formazione virtuale

Sinora abbiamo parlato della scuola dell’obbligo e dell’università pubblica (visto che quella privata segue un percorso indipendente e meno sotto i riflettori). Diversa è la storia se rivolgiamo il nostro sguardo alla formazione professionale online. Il settore dell’istruzione specializzata è infatti sempre più vivo e richiesto.

Persone sempre più specializzate

Tra i motivi che spingono le persone a specializzarsi in capacità avanzate che li possano distinguere durante i colloqui di assunzione, rientrano l’estrema competitività nel mondo del lavoro e una generale mancanza di occupazione stabile e ben retribuita. Ciò spiega il proliferare di corsi di ogni tipo e in ogni ambito.

Proprio per venire incontro a tante esigenze diverse, anche pratiche, molti di questi corsi si svolgono ormai interamente in rete approfittando degli strumenti avanzati di cui ormai siamo padroni: audio, video, presentazioni in PowerPoint vengono messi a disposizione dei corsisti tramite piattaforme digitali specializzate.

Il modello Udemy

Tra queste piattaforme online, Udemy occupa un ruolo di spicco. Se limitiamo la nostra analisi ai numeri, questi sono impressionanti: circa 50.000 insegnanti e oltre 40 milioni di iscritti per un’offerta che conta 130.000 attività formative in più di 60 lingue; non ci stupisce sapere che Udemy è oggi considerato il marketplace di riferimento nel settore dell’istruzione online.

Non è tutto oro quel che luccica: i criteri di iscrizione per i docenti non sono molto chiari, soprattutto poiché non è necessario possedere dei titoli di studio per procedere all’insegnamento. È sufficiente iscriversi, seguire una guida per registrare i propri corsi in video e allegare eventuali esercizi o dispense.

Il modello Masterclass

Quello che fa Udemy è proporsi come piattaforma di distribuzione su commissione: altri competitor sono invece più direttamente interessati a mediare tra docenti e studenti. Vediamone alcuni esempi.

A dispetto dei pochi corsi offerti, Masterclass punta tutto sulla qualità della formazione, con professori di eccellenza nei diversi settori: Howard Schultz, l’ex CEO di Starbucks, insegna nel ramo business, il pluripremiato regista Martin Scorsese per quanto riguarda il cinema e Annie Leibovitz per la fotografia.

Masterclass suddivide i video in quattro grandi categorie: business, creatività, tecnologia e lifestyle; ciascuna di esse si suddivide ulteriormente in altri rami. Ogni corso ha un costo di 90 dollari; in alternativa è possibile abbonarsi annualmente per 180 dollari.

Il business della bellezza e la crescita della chirurgia plastica

Il business che può vantare una delle migliori prestazioni nell’ultimo decennio è quello della bellezza e in particolare il settore della chirurgia plastica e medicina estetica.

Sono infatti sempre di più gli italiani che si sottopongono a “ritocchini” per migliorare il proprio aspetto fisico, sentirsi meglio con sé stessi o eliminare i tessuti adiposi prima dell’arrivo dell’estate in modo da essere pronti per la prova costume.

Forte aumento delle prenotazioni

I dati riportati da dottori.it fanno notare come già nel 2019 le prenotazioni per interventi di chirurgia plastica fossero salite del 26% e, dopo un leggero rallentamento dovuto alla pandemia, abbiano ripreso ad accelerare nel 2021 crescendo addirittura del 67% rispetto al 2019 e del 130% in confronto al 2020. Questi dati si riferiscono solamente alle cliniche italiane e non tengono conto dei tanti connazionali che decidono di recarsi all’estero per inseguire prezzi migliori.

Ad aiutare la crescita delle prenotazioni è anche la maggiore sicurezza degli interventi grazie all’innovazione tecnologica degli ultimi anni, come ad esempio quella delle protesi di https://motiva.health/it/ che riescono a regalare seni più naturali con operazioni molto meno invasive.

I trattamenti più popolari

Sfogliando il rapporto di dottori.it si può scoprire quali sono stati i trattamenti più popolari tra gli italiani. Al primo posto troviamo la mastoplastica additiva, poi la liposuzione alle gambe con una crescita del 31%, ritocco amato dalle donne italiane, seguito dalla mastoplastica riduttiva al +29%.

A completare il podio è la liposuzione alla pancia con un aumento del 26%. Da notare anche la popolarità dell’addominoplastica, +16%.

Simili numeri anche per gli interventi legati alla chirurgia estetica del viso: i due più richiesti sono stati l’oculoplastica, +33%, e la blefaroplastica con plexer, +32% (lifting effettuato senza utilizzo di bisturi).

Oggi, inoltre, i trattamenti vengono spesso affiancati a sessioni di supporto psicologico per aiutare i pazienti a superare l’impatto del proprio cambiamento di aspetto che, nonostante sia positivo, può spesso risultare complicato da attraversare sia per i pazienti che per i loro familiari, come spiegato anche negli articoli di https://motiva.health/it/.

Tante nuove cliniche in Italia

A confermare il successo del business della bellezza in Italia è il fatto che l’Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino (in breve A.I.T.E.B) abbia superato i 300 iscritti. Questo dato mostra come siano sempre di più i chirurghi e gli operatori sanitari che scelgono di dedicare la propria carriera al mondo della chirurgia estetica e del benessere.

La pandemia inoltre ha spinto gli italiani a scegliere interventi al botulino mirati alla parte superiore del viso, quella appunto non coperta dalla mascherina, mentre adesso, con il cambio delle regole sanitarie, si sta ritornando ad avere una forte richiesta per rinvigorimento delle labbra, correzione del naso e ritocchi alle guance.

La possibilità di lavorare in smart working ha aiutato gli indecisi a lasciarsi andare e completare piccole operazioni poiché si è avuta la fortuna di poter evitare amici e colleghi, eliminando così le paure dei più timidi e di chi temeva gli sguardi indagatori dei conoscenti.

Studiare online oggi è sempre più facile

Quando internet ha cominciato a diventare uno strumento di uso quotidiano, intorno ai primi anni 2000, qualcuno più lungimirante ne ha intravisto tutto il potenziale, fantasticando su scuole e università totalmente online. Certo all’epoca poteva sembrare implausibile, eppure oggi ci ritroviamo in un mondo in cui studiare in rete è molto più semplice e non ci provoca alcuno stupore.

Studiare in rete

Attualmente, anche a causa della pandemia da Covid-19, che ha spinto i governi di molte nazioni a implementare le piattaforme online, l’esperienza di studio in rete è mista: da un lato la classica esperienza fisica a cui tutti siamo stati abituati (lezioni ed esami in presenza), dall’altro la novità dell’esperienza virtuale (lezioni ed esami in modalità digitale). Come si vede, non è stata avviata una conversione completa per trasformare scuole e università pubbliche in sistemi online al 100%.

Reale VS virtuale

Se escludiamo l’aspetto economico, uno dei motivi alla base di questa mancata trasformazione riguarda la centralità della presenza fisica: studiare esclusivamente in rete, infatti, ha degli effetti negativi sulle relazioni sociali che gli studenti normalmente sperimentano in presenza e grazie a cui formano la propria individualità all’interno della società. Non è possibile ricreare virtualmente delle situazioni che si verificano solo dal vivo: dalle attività di gruppo alla creazione di legami e amicizie, dal doversi confrontare con i professori al relazionarsi con l’autorità di classe.

E tuttavia, anche lo studio online presenta diversi vantaggi per gli studenti: innanzitutto non c’è bisogno di spostarsi, quindi meno stress e più comodità per gli alunni, minori costi da sostenere per i genitori; e poi la gestione del proprio tempo in modo molto più flessibile, la libertà di vestirsi come si vuole, meno attenzione alla condotta di classe (visto che, di fatto, la classe non è più una vera entità).